La Stanza Snozelen: un approccio innovativo ai pazienti con deterioramento cognitivo
Con il termine Snoezelen si indica un processo terapeutico basato su esperienze multisensoriali, ovvero stimoli che coinvolgono la vista, l’udito, l’olfatto e il tatto. In alcuni casi gli stimoli vengono forniti in maniera potenziata, o addirittura convogliati in un solo canale sensoriale, così da dare origine ad una vera e propria iperstimolazione.
La parola Snoezelen, di derivazione olandese, è il risultato dell’unione delle parole “snuffelen” e “doezelen”, ovvero esplorare e riposare.
Originariamente utilizzata proprio in Olanda su pazienti affetti da disturbi della sfera cognitiva (ma anche in Pazienti in età evolutiva, affetti da disturbi dello sviluppo), la terapia Snoezelen rappresenta un approccio indubbiamente tanto semplice quanto innovativo. Attraverso esperienze piacevoli, è in grado di generare stati di benessere, che si riflettono in un beneficio sui sintomi psicologici e comportamentali.
La stanza Snoezelen è un ambiente progettato in modo da far sentire sempre a proprio agio gli occupanti. Ogni parametro (luci, temperatura, suoni) è dettagliatamente controllato o impostato a priori, garantendo un continuo stato di benessere e sicurezza. Se questo può sembrare una limitazione, occorre considerare che in alcune condizioni patologiche o di disabilità, in particolare quelle in cui il soggetto non è in grado di controllare in modo adeguato l’ambiente e i suoi stimoli, il fatto di potersi “lasciare andare” rappresenta un motivo per sentirsi al sicuro. Questi ambienti sono dunque estremamente diverse dalle corsie di un ospedale, o dalle camere di un struttura residenziale: pensiamo ad esempio a cosa può succedere a casa, con il rumore del traffico, degli altri occupanti, della musica, della televisione. L’iperstimolazione può generare una sensazione di confusione e perdita di controllo.
La Snoezelen room può inoltre portare importanti benefici ai familiari, dato che è in grado di rafforzare il legame con i soggetti più fragili attraverso una comunicazione non necessariametne di tipo verbale.
“Ovviamente questo tipo di terapia non può modificare l’andamento della malattia” precisa il Dott. Davide Borghetti, neurologo pisano, “ma indubbiamente contribuisce a contenere alcuni sintomi comportamentali, rafforzando il legame tra i vari elementi del nucleo familiare, e migliorano la qualità della vita dei Pazienti e dei Caregivers”.
Si stima che anche solo una mezz’ora trascorsa all’interno della stanza possa garantire un senso di tranquillità e rilassatezza nelle ore successive. Gli stimoli più comuni sono di tipo tattile (facendo toccare superfici diverse), olfattori, acustici (suoni e rumori rassicuranti) e visivi (luci, colori, proiezioni).
Fonte immagine: Wikipedia. Autore: Ciell (licenza CC BY-SA 2.5).